Il quartiere Isola: da esplorare
CasaTitta non si trova dentro ma nelle immediate adiacenze del Quartiere Isola, infatti i puristi della zona hanno stabilito che il confine Nord del quartiere coincide con Viale Stelvio e noi ci troviamo al di qua di questo confine. Ciò fa poca differenza: da CasaTitta infatti in pochi passi ci rivolgiamo all’Isola ogni volta che cerchiamo un negozio, un ristorate un posto da aperitivo o semplicemente per andare al mercato comunale a fare la spesa e respirare un pò un’aria da paese.
Situato a nord del centro storico di Milano l’Isola deve il suo nome all’antica condizione di “isolamento” rispetto al resto della città. Con la costruzione della ferrovia Varese-Milano alla fine dell’800, viene interrotta la continuità dell’antica Via Comasina collocata tra l’attuale Corso Como a sud e via Borsieri nella parte nord che viene quindi isolata assieme alle strade limitrofe. L’accesso era impedito anche da est dove scorreva il canale della Martesana: è così che nasce il nome “Isola”.
Tutto cambia con lo sviluppo dell’area di Porta Nuova, Piazza Gae Aulenti e l’edificazione del famoso Bosco Verticale: che ha ricollegato l’isola al centro città da qui la progressiva gentrificazione (brutta parola ma rende l’idea) di tutto il quartiere e dell’area circostante. Oggi quartiere Isola di Milano è una zona dinamica, un luogo in cui passato operaio, creatività contemporanea e architettura d’avanguardia convivono in equilibrio.
L’Isola è anche un luogo dove l’arte trova continuamente spazio: murales, installazioni temporanee e gallerie indipendenti punteggiano le sue strade. Via Borsieri, via Pollaiolo e via Thaon de Revel sono tra i punti nevralgici della vita quotidiana, con una concentrazione di locali, ristoranti e caffè che rende il quartiere un polo gastronomico e culturale. Qui si incontrano cucine da tutto il mondo, ma anche trattorie tradizionali che testimoniano la continuità con il passato milanese.
Oggi al passante distratto potrà sembrare che il quartiere Isola sia attraente prevalentemente (se non esclusivamente) per i numerosi ristoranti, bar e bistrò (a questi dedicheremo un blog a parte), ma non è così … l’Isola cela e contiene alcune perle storiche come il Santuario di Santa Maria alla Fontana e la Fonderia Napoleonica entrambe situate in Via Thaon di Revel.
Santuario di Santa Maria alla Fontana
Il nome richiama un’edicola medievale dedicata alla Madonna nel luogo di una fonte sotterranea considerata miracolosa. Fu il governatore francese di Milano Carlo d’Amboise che nei primi del ‘500 – grato per una guarigione – promosse l’edificazione di un santuario. Sembrerebbe (la questione è dibattuta) che proprio Leonardo da Vinci fu incaricato del progetto originario del Santuario. L’edificio divenne una delle strutture sanitarie più importanti della città, insieme al Lazzaretto alla Ca’ Granda, di cui riprende lo schema planimetrico. L’architettura è sobria ed elegante, nei cortili porticati si trovano pregevoli affreschi cinquecenteschi e seicenteschi, mentre la sala della fonte miracolosa, riallestita con bocchette d’acqua zampillante, presenta singolari affreschi cinquecenteschi attribuiti alla bottega di Bernardino Luini, il pittore leonardesco al quale si devono – tra gli altri i meravigliosi affreschi della chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore, oltre agli interventi nel Duomo di Monza, in Santa Maria delle Grazie e all’Abbazia di Chiaravalle. Il Santuario è visitabile dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 17.30, accedendo dalla scala a destra della facciata in fondo al sagrato è possibile anche prenotare una visita guidata.
La Fonderia Napoleonica
La Fonderia Napoleonica Si trova in via Thaon di Revel n.21, ed è uno di quei luoghi di Milano che sembrano sospesi nel tempo. Quando Napoleone arrivò a Milano nel 1796 il suo esercito requisì alcune terre adiacenti al santuario di Santa Maria alla Fontana per costruirvi una fonderia del bronzo per produrre cannoni e strumenti d’artiglieria.
Dopo la fine dell’era napoleonica (1814), la struttura venne rilevata dalla famiglia Barigozzi e progressivamente riconvertita alla fusione artistica, un settore in forte crescita grazie alla domanda di sculture, arredi urbani, elementi decorativi e opere monumentali. La fonderia si specializzò nella produzione di straordinarie campane in bronzo. la fonderia restò attiva fino al 1974.
Oggi la Fonderia Napoleonica è un interessante esempio di archeologia industriale e mostra le antiche tecniche e macchinari dell’attività fusoria attraverso l’esplorazione degli ambienti di lavoro ed una ricca esposizione di materiale fotografico e documentale con particolare riferimento al lungo processo di lavorazione delle campane. La fonderia, cessata l’attività fusoria, continua a vivere come luogo di lavoro, arte e cultura, E’ spesso affittata per eventi, ospita spazi di coworking ed è visitabile previo appuntamento.
Si segnala la 12esima edizione di uno stupendo mercatino di Natale.






